La diteggiatura è la realizzazione manuale di una serie di scelte interpretative che la precedono. Prima si decide come suonare (fraseggio, intensità, colori, espressione, articolazioni: legato, staccato, sforzato, portato, etc.) un determinato pezzo. Quando si ha ben chiaro in mente come lo si vuol suonare, si procede a diteggiarlo, e la diteggiatura è precisamente l'atto concreto con il quale l'idea interpretativa si rivela in suono. Poiché la chitarra è uno strumento che offre un numero molto alto di opzioni, la diteggiatura è soprattutto una serie di scelte da operare tra tante possibilità: la più vicina all'idea, quella che meglio la realizza, è quella giusta.
Le diteggiature già pronte manifestano (o almeno dovrebbero) il pensiero interpretativo dell'esecutore che le ha scritte. Prenderne conoscenza è spesso un aiuto, ancora più spesso un modo sicuro per fuorviarsi, ma in ogni caso il leggerle e l'adottarle senza avere compreso il nesso esistente tra l'idea musicale e la cifra, è del tutto inutile. Nel caso di interpreti già formati, le diteggiature altrui sono di ben poco interesse. Nel caso di studenti, possono funzionare anche come chiavi per far comprendere la forma delle frasi.
Ad ogni modo ci sono un paio di piccole regole che, al fine di una esecuzione fluida, vanno rispettate:
Quando si cambia posizione cercare di mantenere il contatto di almeno un dito sulla corda. Se non e’ possibile e bisogna staccare tutte le dita cercare di restare nella stessa posizione.
Se il passaggio riguarda più’ di una nota e non riesce dopo numerosi tentativi, bisogna semplificarlo: ad esempio dobbiamo spostare una accordo di tre note, individuare “il percorso” di ogni dito, noterete che qualche dito deve fare una distanza maggiore di un altro, prenderne coscienza.
Provare a cambiare di posizione un dito alla volta, memorizzando gesti e distanze, lentamente. Successivamente, quando le dita singolarmente hanno capito e assimilato il tragitto, iniziare a mettere insieme due dita, con la stessa procedura, da ultimo, solo quando viene bene il passaggio di due note, provare con tutte.
Se non riesce, con pazienza e intelligenza, ritornare indietro e riprovare con due.
Il tutto e’ basato sull’intelligenza e l’umilta’ di non provare mai al limite della velocità’, non tentare di fare ora quello che vi piacerebbe fare, ma quello che al momento potete fare.
State sempre con la postura vigile e rilassata, sentite i gesti fluidi, sentite le dita sulle corde, se ci sono difficolta’ rallentate fino ad una dimensione che consenta al corpo di percepire il contatto , sempre con umiltà’, studiare lentamente non e’ vergogna, la vergogna e’ non voler capire e credere che chi studia velocemente e’ il più. bravo…ma si arrampica sugli specchi, prima o poi riscivola indietro.
Chi invece procede lentamente assimilando volta per volta vedra’ il povero ‘velocista” restare indietro e lui percorrere tranquillamente il proprio cammino.